lunedì 10 gennaio 2011

Ma è qui la festa? (Ma chi è il ghost-writer di Marchionne? ...Steve Jobs?!?)

Non so che cosa pensino i nipoti dell'Avvocato Agnelli, ma di fronte all'ultima frase di Mister Marchionne, forse dovrebbero chiedere scusa: ai torinesi, ma anche a noi italiani che abbiamo foraggiato la Fiat per decenni con cassaintegrazione e rottamazioni.

Lo abbiamo capito: Mister Marchionne, che di italiano non vuole proprio più avere nulla tranne il Dna, vorrebbe rottamare l'Italia intera. (E qui non ha tutti i torti). Mister Marchionne ama i golfini come Steve Jobs, anche se li abbina a camicia, scarpe e pantaloni più italian-style. E fin qui: passi; il vestito non fa il monaco.

Mister Marchionne è un manager geniale, un rottamatore coi fiocchi (come Matteo Renzi che lo appoggia), uno che non chiede soldi allo Stato italiano, ma - udite udite! - a quello Usa tramite Chrysler (ma ha promesso di restituirglieli. A noi italiani, con il debito che abbiamo, nessuno ci ha mai restituito nulla... chiusa parentesi).

Mister Marchionne è però un pessimo comunicatore. Se non ha un ghost-writer, la prego!, lo assuma: prima di far precipitare l'Italia nell'incubo trash.

Beh, perché a provocare i provocatori, Mister Marchionne ci ha messo tutto il peperoncino e le spezie che aveva in cucina. E lo ha fatto con un gusto che rasenta il sadismo e l'arroganza di un Henry Kissinger (il grande guru bdella Globalization attuale). Ma che per noi italiani ha un retrogusto masochista: visto che le piace il linguaggio chiaro, è come darsi la zappa sui piedi, come regalare l'accendisigari d'argento a uno che tira le Moltov. Ma che senso ha?

L'Avvocato in pubblico ha sempre evitato con charme le battute al vetriolo che riservarva a ben altri. A me di Marchionne piace il parlar chiaro, l'aver abbandonato il "collezionismo di parole complicate" che ha illuso gli italiani per decenni. Né sarò io a difendere sindacati indifendibili (non sono mai stata iscritta a un sindacato), che si curano solo di dare garanzie ai troppo garantiti invece di cercare soluzioni anche per i precari: insomma, i torti non stanno solo da una parte, ma sono equamente distribuiti...

Tuttavia il "Marchionne show" a Detroit secondo cui sarà festa negli Usa se vincono i no, e quindi se Mirafiori chiuderà i battenti per delocalizzare altrove laddove il costo del lavoro è inferiore, è l'apice di un'escalation verbale che non fa onore a nessuno. Tantomeno alla famiglia Agnelli.

Qui non è questione di merito (probabilmente Marchionne ha ragioni che il cuore, e oggi l'operaio Fiat non vede - il modello Toyota, la Fiom sa cos'è? -, ma non è questo il punto). Ma è questione di metodo. E le parole non volano, mister Marchionne. Nell'era digitale che piace al suo "ispiratore" (in fatto di look) Steve Jobs, le parole sono pietre. E fanno male non solo ai torinesi, non solo alla fu-classe-operaia, ma a tutti noi italiani. Pur sapendo di non essere competitivi e che "qualcosa va fatto" e in fretta, forse non ce le meritiamo: ripeto, la sua azienda è stata brava in un secolo di storia a privatizzare i profitti e socializzare le perdite. O no? Forse a qualcuno converrebbe chiedere scusa (Non c'è aria di party, non le pare? E neanche a Detroit, con l'aria gelida che spira negli Usa dopo gli spari di Tucson... Suvvia, un po' di stile!), e cambiare dialettica.

Anche perché qualcuno il debito pubblico italiano lo ha creato. E non mi risulta che nessuno restituisca i soldi al governo italiano, come invece giustamente Obama pretende con i miliardi di dollari elargiti a Chrysler. Almeno l'educazione e un po' di savoir-faire, no? Se non la sostanza, salviamo le apparenze!
M.C.

P.s.: Le scritte contro Marchionne sono brutte. Il problema non è Mister Marchionne (anche se con la "festa" ci ha messo del suo... Chieda scusa suvvia!), il problema è che pochi in Italia si degnano di spiegare che cos'è la globalizzazione e che un paese che non cresce, prima diventa irrilevante (vedi "caso Battisti": l'Italia non conta più nulla), poi muore. Ma quando una famiglia perde il lavoro e lo stipendio, siamo proprio sicuri che "il problema siano delle brutte scritte sui muri"? Guardiamo la luna, non il dito, please...

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